After the Storm

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©wildbunch

Presentato qualche giorno fa a Cannes nella sezione Un certain regard, Umi yorimo mada fukaku (After the Storm) è il nuovo film del regista giapponese Kore-Eda Hirokazu,habitué della Croisette, presente l'anno scorso in concorso con il bellissimo Our Little Sister.
After the Storm racconta la storia di Shinoda Ryota, interpretato da Hiroshi Abe, giovane padre di famiglia divorziato e scapestrato, e della sua famiglia. Ryota conserva ambizioni da scrittore, anni prima col suo primo libro ha vinto un importante premio letterario, ma ora per sbarcare il lunario lavora come detective di serie B, indagando su banali casi di tradimento tra coppie sposate. Ryota sembra un detective della New Hollywood, è un uomo solo che non riesce a interagire con il resto del mondo. Appartengono ai cliché del detective cinematografico l'abitazione disordinata, una scena del film mostra Ryota mentre dorme sul pavimento di casa, e la presenza di un gatto, animale caro ad altri detective tra cui il Philip Marlowe de Il lungo addio. I pochi soldi che guadagna, Ryota li spende nelle scommesse sportive e nei biglietti della lotteria, col risultato di trovarsi costantemente al verde, costretto persino a rubare soldi alla povera madre vedova.

Kore-Eda conferma con questo film una grande abilità nel dirigere gli attori: i dialoghi dei suoi film raramente sono stati così frizzanti, ricchi di doppi sensi e sottintesi, alcuni dei quali contengono riferimenti sessuali piuttosto sorprendenti. L'ironia è costante lungo tutto il film e sfocia spesso in una comicità contagiosa che trova l'apice nelle scene affidate alla straordinaria Kiki Kirin nel ruolo della madre del protagonista. Nonostante il tono da commedia,
After the Storm ha un lato profondamente malinconico perché racconta, in fondo, una storia fatta di sogni non realizzati e di speranze disilluse. Pur con le dovute differenze, il cinema di Kore-Eda viene spesso associato a quello del maestro giapponese Ozu per la capacità di raccontare la società attraverso uno sguardo incentrato sul quotidiano, sui rapporti familiari, sulle piccole cose. A Ozu rimanda anche la curiosità che lo sguardo di Kore-Eda suscita in ogni inquadratura, anche quando nulla di importante sembra accadere sul piano narrativo.

Criticato a volte per un approccio eccessivamente classico e per una presunta mancanza di originalità estetica, il cinema di Kore-Eda è in realtà fatto di un classicismo nuovo che punta sui contenuti e che sottende un pensiero forte, una chiara idea di cinema. Visivamente,
After the Storm è più originale di quello che potrebbe sembrare in apparenza. Kore-Eda riesce a rendere indimenticabile un semplice parco giochi per bambini, che diventa per i protagonisti un rifugio dalla tempesta. Sa filmare gli spazi con grande abilità, rendendoli familiari allo spettatore.

Più di ogni altra cosa, costruisce in questo film un protagonista estremamente interessante e fuori dalle figure maschili classiche del cinema nipponico. Ryota gestisce i rapporti familiari secondo fini prettamente utilitaristici, mente a se stesso e agli altri con estrema naturalezza eppure, nonostante il comportamento esecrabile, ispira una certa simpatia agli occhi dello spettatore, anche grazie alla sua aria da irrimediabile perdente. Per certi versi Ryota ricorda un personaggio della commedia all'italiana, un vero e proprio
fanfaron, per utilizzare l'espressione con cui i francesi battezzarono tanti anni fa il Gassman de Il sorpasso. Ancora di più, assomiglia al personaggio di Walter Chiari ne Il giovedì per la disperata, tragica falsità con cui cerca di conquistare invano il rispetto del figlio. Insomma, c’è persino qualcosa di Dino Risi in questo intimo, bellissimo film di Kore-Eda.
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